BIOGRAFIA DI EBE DE PAULIS
Il nome di Ebe De Paulis
è ancora oggi assai familiare a quanti, negli anni Trenta e Quaranta,
vissero con entusiasmo l’avvento della radio in Italia poiché lei, con
la sua voce soave incantò innumerevoli radioascoltatori e diffuse in
tutto il mondo la canzone napoletana, tanto da diventare famosa con il
soprannome di “diva della radio”.
Nata il 16 maggio del
1915, Ebe De Paulis vide la luce a Sant’Angelo dei Lombardi, paese
dell’avellinese ove suo padre Giovanni originario di Colle Sannita (Bn)
era stato inviato come magistrato e qui, rimasto vedovo, si era unito in
seconde nozze a una giovane donna del posto da cui, oltre Ebe, ebbe
anche un’altra figlia di nome Laura.
Per seguire il genitore
nei vari spostamenti di lavoro, Ebe trascorse l’infanzia e l’adolescenza
in varie città d’Italia ed a Trieste iniziò a studiare musica con il
maestro Grandino; nelle sue vene scorreva però sangue campano doc tanto
che, trasferitasi a Napoli nel 1935, continuò gli studi musicali presso
la signora La Ruta, una nota cantante lirica dell’epoca che la
incoraggiò a partecipare alle eliminatorie provinciali del Concorso
Nazionale della Canzone indetto dal Dopolavoro della Spezia.
Nella città ligure,
ancora giovanissima, Ebe De Paulis si fece notare per le sue
sensazionali doti canore interpretando la canzone Signorinella ed
ottenne oltre la vittoria anche un premio, allora cospicuo, di mille
lire, ma anziché accettare le pur numerose scritture che le vennero
offerte, preferì tornare a Napoli dove continuò a dedicarsi allo studio
della musica.
La grande occasione
arrivò nel 1936, quando il suo nome fu selezionato dal Dopolavoro
Nazionale assieme a quello di altri artisti da inviare in Germania in
rappresentanza dell’Italia alle Olimpiadi di quell’anno.
Partita per la Germania
la giovane cantante ventunenne si esibì a Berlino, Monaco, Amburgo e
Colonia, eseguendo celebri brani del repertorio napoletano come ‘O sole
mio, Santa Lucia e Carmela e, quando rientrò in patria, ricevette dal
Ministero dell’Educazione Nazionale l’incarico di eseguire concerti per
le scolaresche in varie città, riuscendo a spaziare con straordinarie
doti dalla lirica alla melodia partenopea ed alla romanza.
Nel 1937 fu ingaggiata
dal maestro Ferruzzi alla Rassegna delle Canzoni presso il Teatro
Malibran di Venezia, ove si esibì con successo accanto a Miriam
Ferretti, Meme Bianchi e Renzo Mori, mentre nel contempo cominciò anche
la carriera radiofonica alla trasmissione Il Gatto Bianco interpretando
canzoni napoletane ed italiane, nonché romanze, lirica e musica da
camera con tale bravura da meritare nel corso degli anni, come si è
detto, il soprannome di “diva della radio”, la copertina del periodico
«Il canzoniere della radio» (1942), nonché l’onore di esibirsi a Villa
Savoia al cospetto dei sovrani, in coppia con Giorgio Schottler.
Scritturata dalla Cetra
incise numerosi dischi del repertorio classico e prese parte a varie
manifestazioni del Giro Artistico d’Italia Eiar-Cetra, esibendosi tra
l’altro alla Mostra della Moda a Torino ed alla Mostra della Radio a
Milano.
Dal 1940 in poi Ebe De
Paulis si dedicò anche al teatro, con Armando Fineschi e Maria Donati,
ed al cinema con partecipazioni ai film Le ragazze di Trieste, Ecco la
radio e Munasterio e Santa
Chiara, in quest’ultimo doppiando la protagonista nell'interpretazione
della famosissima canzone omonima.
La sua carriera continuò
per qualche tempo anche dopo la fine della guerra:
tra le sue più note
interpretazioni ricordiamo infatti:
Catena, Duje Paravise,
Voce 'e notte, Perdutamente, Statte nu poco cu' mme, Canzone 'e ll'acqua
chiara e Vierno, alcune delle quali inserite in raccolte come “Le
canzoni della nostra vita” e quella di musica napoletana della Fabbri
Editori.
Dopo aver sposato
l’impresario Gili dal quale non ebbe figli, Ebe De Paulis si trasferì a
Milano, ove si spense il 10 ottobre 1971 lasciando ai posteri l'eco
dolce della sua voce indimenticabile.
Nel 1966 scrisse con
Sergio Endrigo, Sergio Bardotti e Lucio Fulci l'album Back home someday,
che non fu mai tradotto in italiano e fu cantato da Sergio Endrigo
nonché utilizzato per la colonna sonora del film Le colt cantarono la
morte e fu… tempo di massacro diretto dallo stesso Fulci. Nel 2009
l'album è stato nuovamente interpretato da Morgan.
Per molti anni il suo
nome è rimasto nell’oblio; recentemente però il volume Sanniti nel
ventennio pubblicato dalle edizioni Realtà Sannita, il sito internet del
Comune di Colle Sannita curato da Fabio Paolucci e l’Enciclopedia della
canzone napoletana di Pietro Gargano hanno provveduto a ricordare
degnamente questa grande protagonista del Novecento napoletano.
Biografia tratta da
un articolo di Andrea Jelardi pubblicata sul sito
che ringraziamo e vi
invitiamo a visitare.